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mercoledì 27 gennaio 2016

GIORNO DELLA MEMORIA


Due testimonianze di deportati..Che orrore, sembra impossibile che siano successe cose così atroci..No, non si può dimenticare...

GIUSEPPE GIANECHETTI di Trieste
 «Qui giunto, come prima cosa mi percossero abbondantemente. Il più feroce dei bastonatori era un maresciallo, che al posto della mano aveva un uncino e ci faceva correre attorno alla vasca che serviva per i rifiuti, lavare le gavette e i vasi da notte insieme. Poi fui rinchiuso nelle celle. La mia portava il numero 4. Queste celle erano spesso occupate da 4 persone e provvisoriamente anche da sei. La notte non si poteva dormire, perché una lampadina fortissima era accesa giorno e notte. La sentinella o le sentinelle delle SS molto spesso aprivano le porte, e sempre gridando, e questo per farci vivere in un continuo stato di terrore. Cosicché si può dire che, finché rimasi là dentro, non ebbi pace neanche un minuto».
BRANKA MARICIC di Fiume
«Quando ci portarono in Risiera non sapevamo ancora dove ci trovavamo. Ci misero in uno stanzone. Al piano superiore erano rinchiusi alcuni militari italiani, dei ragazzi giovani. Avevano smosso le tavole del soffitto e ci domandarono di dove fossimo, dicendo di non conoscere il motivo del loro arresto.
Non ricordo se il crematorio fosse già in funzione quando arrivammo in Risiera. Penso che abbiano sistemato le celle e il forno dopo aver razziato per i paesi e aver portato in Risiera prigionieri, merce d'ogni specie e bestiame che avevano prelevato nei villaggi. Quando le SS tornavano dalle loro scorrerie, si potevano udire un gran trambusto e delle grida. Vidi proprio di fronte a me qualcosa che ardeva nel capannone. Notai delle SS che trascinavano per le spalle della gente, che giaceva immobile per terra, nell'interno del capannone dal quale usciva quella luce. Vedendo questo provavo una paura indicibile. Arrivò una SS che mi cacciò in malo modo dalla finestra minacciandomi. Penso che fossero i primi di aprile quando condussero una donna anziana. L'avevano portata in Risiera assieme alla governante. Questa venne rilasciata, mentre lei venne trattenuta. La poverina ci faceva molta pena perché non poteva assolutamente muoversi da sola. Si lamentava a causa dei dolori e ciò fece andare in bestia le SS. L'avvolsero in una coperta e si misero a trascinarla per i gradini dal terzo piano. Gridava in modo atroce. Dicono che morì quando la trascinarono fino al pianterreno. Proveniva da una famiglia triestina stimata e molto ricca. Suo marito era stato ufficiale durante la I Guerra Mondiale ed era stato decorato. Non ricordo come lei si chiamasse.
Un giorno condussero un gruppo di ebrei arrestati a Rab. Erano in prevalenza di Zagabria e tra loro c'era una stupenda greca. Li portarono in un campo di concentramento tedesco, penso ad Auschwitz. Su quel treno si trovava pure un membro della famiglia Grguric di Susak. Quando li condussero in Risiera, li spogliarono di tutto. Spiavamo attraverso le fessure della porta come le SS li perquisivano e cacciavano nelle proprie tasche le monete e gli oggetti d'oro. Quando gli ebrei se ne andarono con il treno si accomiatarono da noi dicendoci: "beati voi che rimanete". Sapevano dove li stavano portando e che cosa li attendeva.
Doveva essere il 14 maggio quando sentii provenire dal cortile delle urla e degli spari. Venimmo a sapere che avevano fucilato due dei militari che si trovavano al piano superiore».

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