Fatta solo con materiali riciclati e soprattutto riutilizzati in
maniera creativa, e adesso è pronta per accogliere una famiglia: è la
casa appena costruita a Nyborg, in Danimarca, da uno studio
d’architettura che si era riproposto di completare tale opera, a budget
limitato e emissioni limitatissime.
CONTAINER E LATTINE - Quattro
camere da letto, il bagno e un grande spazio-giorno, oltre a un portico
esterno, una serra e una terrazza rivolta a sud, per un totale di 129
mq. La struttura portante è stata realizzata con due container una volta
utilizzati per le spedizioni marittime; il tetto è fatto con fogli
trapezoidali ottenuti da lattine di birra in alluminio. L’isolamento dal
terreno è stato ottenuto grazie a vetri frantumati mentre vecchi
giornali sono stati impiegati per quello dei muri, rivestiti in un
cartongesso fatto con gesso di riciclo a sua volta rivestito di un
materiale ottenuto sostanzialmente da scarti della carta (ma anche, per
esempio, da vecchi blue jeans). I pavimenti sono realizzati con un
materiale composito di plastica riciclata e granulato di legno, quelli
della cucina con tappi di champagne. Oltre ai materiali – la cui scelta è
stata cruciale – la progettazione ha tenuto in conto anche standard
passivi quali orientamento e ventilazione naturale, per massimizzare
l’efficienza energetica. In futuro sarà dotata un sistema per produrre
energia solare e uno per riciclare le acque piovane.
«UPCYCLE», IL RIUSO CREATIVO - É
stata battezzata «Upcycle house», e il nome racchiude il concetto
portante della sua creazione. «Upcycle» in inglese indica il riuso
creativo dei rifiuti in nuovi oggetti - minimizzandone l’impatto
ambientale e rivalorizzandoli - che si differenzia dal «recycle» in
quanto quest’ultimo implica un processo e una lavorazione industriale
per il riciclo dei rifiuti e dei materiali. Una distinzione importante –
in Italia spesso ignorata – che si esprime anche graficamente: mentre
il simbolo del riciclo è quello formato dalle tre frecce che si chiudono
a triangolo, nello «upcycling» una freccia punta verso l’alto,
lasciando aperta la forma geometrica. Il riuso creativo è diffuso anche
da noi soprattutto nella produzione di oggetti artigianali - dalle
borsette realizzate con le cinture di sicurezza delle auto ai portafogli
fatti con le vele non più utilizzabili in mare – ma, può rientrare
anche nell’architettura e nell’edilizia ecosostenibile. Come nel caso
della «Upcycle house».
EMISSIONI ALL’OSSO - L’intenzione
degli architetti dello studio Lendager, che hanno collaborato con una
fondazione, la Realdania Byg, dedicata a promuovere l’edilizia
sostenibile, era proprio questa: dimostrare che è possibile costruire
una casa interamente con materiale non solo riciclato, ma anche di riuso
creativo, minimizzando la sua «carbon footprint», o «impronta
emissiva», un termine che riprende il concetto di «impronta ecologica», e
considera la somma delle emissioni di CO2 – ma anche di altri gas a
effetto serra – prodotta da una certa attività. Secondo i calcoli
effettuati, ha permesso di ridurre dell’86 percento le emissioni nocive
dovute alla sua realizzazione, una percentuale maggiore delle più rosee
previsioni. Non solo: la sfida era di costruirla con un budget limitato,
compatibile con quello che può essere quello di una famiglia. Il tetto –
rispettato, era di un milione di corone danesi, pari a circa 134mila
euro. Esperimento riuscito con lode: altre cinque «Upcycle house»
saranno presto costruite nella zona.
Nessun commento:
Posta un commento