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lunedì 25 aprile 2016

25 APRILE, UNA LETTERA DI DIARIO A UN ANNO DALLA LIBERAZIONE

Lettera immaginaria di un ragazzino a un anno dalla liberazione.

'44

Caro diario,
ti sto scrivendo ancora una volta in questo angolo umido della cantina alla luce di una piccola candela. Tra poco si sentirà il rombo degli aerei tedeschi e il boato delle bombe e io mi dovrò tappare le orecchie, perché fa male un rumore assordante. Mio zio, che fa finta di collaborare con i tedeschi, ha sentito da loro che bombarderanno la casa di un mia cara e speciale amica d'infanzia, Maria, che ha la mia stessa età, 13 anni. Non posso immaginare cosa faranno a mio zio se lo scoprissero. Io mi sento molto orgoglioso di lui. Così mio zio è andato ad avvertire la famiglia della mia amica. Loro hanno preso le cose essenziali e sono scappati, non so dove siano andati a nascondersi, però spero che stiano bene. Noi dovremmo essere felici alla nostra età, come quando, prima che scoppiasse la guerra, giocavamo per la strada...e invece dobbiamo nasconderci come topi. Io ho sentito mio zio partigiano e mia mamma, che è triste perché mio padre è in guerra, dire che genitori e figli venivano fatti salire su dei treni e i tedeschi li poetavano a lavorare nei campi e di mamme e bambini massacrati. Io ero terrorizzato, mi a madre mi vide e mi venne a rassicurare che li portavano nei campi solo per lavorare. Allora pensavo che dovevano essere felici quelli che venivano portati via, ma perché invece piangevano? Adesso smetto di scrivere perché stanno arrivando gli aerei tedeschi e devo tapparmi le orecchie...

Caro diario,
gli aerei sono passati, la luce della candela è sempre più bassa e io sono molto stanco, in effetti qui si dorme poco. Adesso ti lascio, ma la prossima volta che ti scriverò, vorrei che la guerra sia finita e quando lo sarà, io andrò a cercare Maria.
Buona notte
Marco

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