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lunedì 6 gennaio 2014

I COMPITI A CASA FANNO MALE AI BAMBINI

Compiti sì, compiti no. La questione del carico di lavoro per gli studenti si riaccende periodicamente. E tocca non solo i Paesi occidentali, dove la giornata tipo degli scolari è così fitta da gareggiare in scala con quella di manager in carriera.  L’allarme sullo stress da studio arriva anche dal Nepal.
Nel 2012  arrivarono da Kathmandu la notizia di una scia di suicidi tra gli adolescenti nepalesi sotto pressione per gli esami di fine anno scolastico. Adesso Ganga Pathak, psicologa e fondatrice del ‘National Institute of Psychology’,  mette in guardia dall’eccessivo carico di studio a cui vengono sottoposti i piccoli studenti nepalesi.
Sostiene la  psicologa: «Il tour de force tra matematica, scienze, studi sociali, cultura generale, inglese, letteratura sembrerebbe avere nella lunga durata effetti negativi sullo sviluppo degli studenti». Le fa eco Rachana Sharama, fondatrice delle «Happy Home Montessori School» nella città di Kalanki. Lei osserva: «Per non parlare soltanto delle scuole pubbliche, la situazione non è differente nella maggior parte delle scuole che utilizzano il metodo Montessori».
In occidente gli alunni delle scuole elementari, che peraltro seguono spesso il tempo pieno, hanno pomeriggi zeppi di attività integrative: atletica, danza, calcio, scuola musicale, corso di pattinaggio artistico, e poi catechismo in parrocchia, l’impegno negli scout, e altre attività educative e associative. Sono iper-impegnati, ma comunque hanno modo di dare sfogo alle proprie energie in attività sportive. In Nepal invece i bambini non hanno quasi mai occasione di giocare all’aperto, per mancanza di strutture idonee, specie nella capitale.
I danni sono davvero preoccupanti. Oltre a una minore capacità di apprendimento alla lunga,   il rischio è di non riuscire a stabilire rapporti sociali. Perché i bambini non hanno occasione di confrontarsi con i coetanei in ambienti diversi da quelli regolamentati da adulti, come può essere la scuola.  E così per i bambini vivere a Kathmandu si rivela una prigione senza sbarre, dove un campo di calcio è un lusso riservato a pochissimi privilegiati.

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